Questo articolo è stato scritto originariamente da Paul Shoebottom della Frankfurt International School e tradotto per Study Sulmona.

Introduzione

La lingua italiana appartiene alla famiglia delle lingue romanze, che a sua volta fa parte della grande famiglia linguistica indo-europea. Condivide quindi molte caratteristiche con altre lingue romanze come il francese o lo spagnolo. Essendo l’inglese una lingua isoaccentuale gli studenti di madrelingua italiana si trovano ad affrontare analoghi problemi a quelli affrontati da madrelingua di altre lingue romanze, che sono invece lingue isosillabiche.

 

Alfabeto

Le parole italiane sono costituite dalle stesse 26 lettere che utilizzano gli inglesi, anche se le lettere J, K, W, X ed Y sono considerate straniere ed utilizzate solo in parole di importazione. Agli studenti italiani capiterà di fare errori ortografici con la dettatura di parole che contengano le lettere inglesi R ed E, che suonano come le lettere A e I italiane. Alcune parole che vengono trascritte con iniziale maiuscola in inglese (giorni, mesi, nomi di lingue, ecc) non la hanno in italiano.

 

Fonologia

Gli studenti italiani in genere hanno problemi con le differenze vocali dei “minimal pairs”, ovvero coppie di sostantivi dai “suoni difficili” come ‘sheep / sheet’,  ‘bet / mat’,  ‘cot / coat’. La tendenza ad ‘ingoiare’ vocali deboli nella lingua inglese crea difficoltà sia di comprensione orale che nella produzione di un discorso naturale.

La pronuncia delle consonanti nasconde difficoltà prevedibili con quelle parole che contengono le lettere “th”: (thin, this, other, length, ecc). Anche problematico risulta la resa dell’H aspirata in parole come house, hill, hotel (o la tendenza ad iper-correggere aggiungendo una H aspirata a tutte le parole che iniziano con una vocale.) La maggior parte delle parole italiane termina con una vocale, ciò fa si che spesso gli studenti  appongano una vocale breve alle parole inglesi che terminano con una consonante. Questo, insieme alla tentazione di dare pieno valore o importanza a tutte le sillabe, risulta nella tipica produzione italiana di frasi che suonano come: ‘I atə soupə for lunchə’.

C’è un altro fattore determinante nella produzione fortemente accentata dell’inglese da parte degli studenti italiani. Vale a dire, che in italiano l’elemento a cui chi parla vuole dare più enfasi si trova  solitamente alla fine del periodo. Ciò contrasta con l’inglese, in cui l’elemento saliente è identificato da cambiamenti di intonazione piuttosto che nell’ordine delle parole. Gli italiani spesso trovano anche difficile produrre i modelli di intonazione giusta quando si fanno domande o fare richieste.

 

Grammatica – Verbi e Tempi Verbali

L’italiano ha cinque tempi verbali inflessi: presente, passato semplice, imperfetto, futuro e condizionale. Gli altri tempi si formano tramite gli ausiliari. L’ausiliare  ‘do’, tuttavia, non ha un equivalente in italiano, il che porta ad errori come ad esempio: What you do? o I no like German food.

A differenza dell’inglese, l’italiano non utilizza i tempi perfetti per effettuare una connessione al presente. Ciò si traduce in problemi come ‘I have done my homework on the bus’. Una simile mancanza di corrispondenza nell’uso dei tempi nelle due lingue porta a errori di interferenza come ad esempio: What will you do when you will leave school? o I live in Germany since 1999.

Sfumature di significato, indicate in inglese variando il verbo modale (must / should / ought to / might want to, etc.) sono tipicamente convogliate in italiano da una forma flessa del verbo ‘dovere’ (must). Questo spesso si traduce in un uso eccessivo di ‘must’ da parte degli italiani che parlano inglese.

 

Grammatica – Altro

In inglese il significato di una frase dipende in larga misura dall’ordine delle parole di cui essa si compone (tipicamente Soggetto – Oggetto – Verbo). L’italiano, essendo una lingua più flessibile, permette una maggiore variabilità nell’ordine delle parole. Inoltre, gli aggettivi in ​​italiano di solito seguono il sostantivo, a differenza dell’inglese in cui invece lo precedono. Queste differenze possono determinare una sintassi ‘non-standard’ da parte degli studenti italiani di inglese.

Gli studenti italiani hanno spesso problemi con l’uso corretto degli articoli in inglese. Sebbene entrambi gli articoli determinativo e indeterminativo esistano in ambedue le lingue, il loro uso spesso non coincide. Di conseguenza, è comune sentire frasi come: Is he teacher? o The health is the most important in the life.

Il pronome soggetto non è richiesto dall’uso colloquiale italiano, così capita che gli studenti possano dire frasi come: is impossible.

 

Vocabolario

L’italiano e l’inglese condividono molte parole che derivano dal latino. Questo facilita l’acquisizione del vocabolario, ma porta con sè il problema dei ‘falsi amici’. Ecco di seguito alcuni esempi comuni:

Bravo diverso da Brave (coraggioso)

Libreria diverso da Library (biblioteca)

Fame diverso da Fame (celebrità)

Varie

L’italiano è una lingua fonetica. Per questo motivo gli studenti italiani soffrono i soliti problemi che i madrelingua di queste lingue hanno con l’inglese. Vale a dire, che non possono prevedere con sicurezza (a) l’ortografia di ogni nuova parola che sentono, e (b) la pronuncia di ogni nuova parola che leggono.